Eredità giacente in Italia
Quando una persona muore, si apre la successione ereditaria. Fino a quando l’eredità non viene accettata, si crea una situazione di incertezza: il patrimonio non appartiene più al defunto e non è chiaro se il primo chiamato accetterà l’eredità o deciderà di rinunciarvi, permettendo così al successivo erede di subentrare.
In questo periodo, il patrimonio resta senza un proprietario, e per gestirlo si può nominare un curatore dell’eredità giacente che avrà il compito di amministrare temporaneamente i beni in attesa che l’eredità venga accettata. Per questa soluzione, importantissima sebbene provvisoria, puoi affidarti alla nostra esperienza per tutelare la tua l’eredità.
Boschetti Studio Legale può offrire un supporto essenziale nella gestione della fase di incertezza che si apre dopo la morte di una persona, quando l’eredità non è stata ancora accettata.
Gli avvocati del nostro Studio ti assistono nella richiesta di questa nomina e nella tutela degli interessi degli eredi e dei creditori, garantendo una corretta amministrazione dei beni in attesa della decisione definitiva sull’accettazione dell’eredità. Inoltre, può offrire consulenza agli eredi su come procedere, valutando le implicazioni di accettare o rinunciare all’eredità, anche in casi di potenziali debiti.
Se dovessero sorgere contenziosi tra gli eredi o con terze parti, Boschetti Studio Legale è in grado di fornire assistenza per risolverli, proteggendo i diritti dei propri clienti e garantendo la gestione efficiente del patrimonio.
- Eredità
- Accettazione dell’eredità
- Azioni a tutela dell’eredità
- Rinuncia dell’eredità
- Donazione e collazione ereditaria
- Divisione ereditaria consensuale
- Divisione ereditaria giudiziale
- Accettazione eredità con beneficio d’inventario
- Rappresentazione ereditaria
- Quote ereditarie con e senza testamento
- Eredità e donazione
- Eredità ai nipoti
- Eredità digitale
- Petizione ereditaria
- Divisione della comunione ereditaria
- Eredità giacente
- Eredità per le coppie di fatto
Cos’è l’eredità giacente il suo scopo
Con il termine “eredità giacente”, il legislatore si pone un chiaro obiettivo, quello di impedire che i beni ereditari, prima dell’accettazione dell’eredità, siano privi di qualsiasi protezione legale, causando potenziali danni a coloro che hanno un interesse alla loro preservazione, fra i quali vi rientrano sicuramente gli eredi potenziali, i legatari, i creditori, eccetera).
Questo scopo può essere raggiunto grazie ai poteri di gestione concessi a chi è chiamato all’eredità prima dell’accettazione, ma il chiamato può anche decidere di non occuparsene affatto, poiché ha il diritto, ma non l’obbligo, di amministrare.
In questo caso si configura dunque l’eredità giacente. La norma del Codice civile disciplina tale ipotesi, prevedendo che se il chiamato non ha accettato l’eredità e non si trova in possesso dei beni ereditari, il Tribunale del luogo in cui si è aperta la successione, su richiesta delle parti interessate o d’ufficio, può nominare un curatore per gestire l’eredità.
Dal Codice civile emergono tre conseguenze sfavorevoli per il chiamato in caso di eredità giacente.
Questi effetti sono i seguenti:
- In base all’ultimo comma della norma il chiamato non può svolgere azioni di possesso, né compiere atti conservativi, di vigilanza o di gestione temporanea una volta nominato il curatore dell’eredità. La logica dietro questa disposizione è che, dato che la nomina del curatore è avvenuta a causa della precedente inattività del chiamato, consentirgli di intervenire a questo punto sarebbe inutile e potrebbe ostacolare il lavoro del curatore.
- L’impossibilità di iscrivere ipoteche giudiziali sui beni ereditari, come previsto dalla legge. Questa norma mira a garantire un trattamento equo tra i creditori del defunto, dato che non essendo ancora presenti eredi, non ci sono creditori legati agli eredi stessi, ma solo quelli del defunto.
- In caso di liquidazione dell’eredità, i creditori non possono avviare procedure esecutive sui beni ereditari.
I presupposti dell’eredità giacente
Secondo la normativa sopra citata, si possono identificare tre condizioni per l’esistenza dell’eredità giacente:
- L’eredità non deve essere stata ancora accettata;
- Il chiamato non deve essere in possesso dei beni ereditari;
- Deve essere stato nominato un curatore dell’eredità.
La possibilità di accettare l’eredità rappresenta un requisito essenziale per l’esistenza dell’eredità giacente. Infatti, il chiamato deve ancora esercitare il suo diritto di accettazione, il quale rimane valido fino a quando il curatore non avrà completato il proprio incarico.
Al momento dell’accettazione dell’eredità giacente da parte dell’ultimo chiamato, il compito del curatore termina, poiché non è più necessario. Sarà il nuovo proprietario a occuparsi della conservazione e gestione dell’eredità.
Come seconda condizione, il chiamato non deve avere il possesso dei beni ereditari. Anche una semplice detenzione può escludere la presenza di un’eredità giacente. Deve esistere una relazione concreta e fisica tra il chiamato e i beni affinché si configuri il possesso, che escluderebbe l’eredità giacente.
La nomina del curatore per l’eredità giacente ha l’effetto di rendere l’eredità realmente giacente. Solo con questo atto, infatti, l’eredità assume tale stato, poiché viene tolto al chiamato il potere di amministrarla.
Questa figura riveste un ruolo centrale nella regolamentazione dell’eredità giacente. La sua designazione avviene per decisione del tribunale competente per il territorio in cui si è aperta la successione, d’ufficio o su richiesta delle parti coinvolte. Non può essere nominato curatore colui che è chiamato all’eredità, il quale, a causa della propria inattività, ha reso necessaria la nomina del curatore.
La nomina è formalizzata mediante un decreto del Tribunale, che il cancelliere provvede a pubblicare per estratto nel bollettino degli annunci legali della provincia e a registrare nel registro delle successioni.
Il curatore, dopo aver prestato giuramento, svolge le seguenti attività:
- eseguire operazioni preliminari, come la redazione dell’inventario, seguendo le modalità previste dal Codice civile per l’accettazione beneficiata e le norme del Codice di procedura civile, e compiere atti urgenti;
- tutelare gli interessi dell’eredità e rispondere alle richieste avanzate nei suoi confronti. Il curatore ha, quindi, la legittimazione attiva e passiva nei procedimenti legati all’esercizio delle sue funzioni;
- amministrare i beni ereditari sotto la vigilanza e previa autorizzazione del tribunale, compiendo atti di ordinaria e straordinaria amministrazione;
- depositare presso casse postali o istituti di credito designati dal tribunale il denaro facente parte dell’eredità o derivante dalla vendita di beni mobili o immobili;
- rendicontare la propria gestione;
- pagare i debiti ereditari con l’autorizzazione del tribunale, salvo opposizioni da parte di creditori o legatari, nel qual caso dovrà liquidare l’eredità;
- presentare la dichiarazione di successione per il pagamento delle imposte dovute.
Possono richiedere la nomina di un curatore le seguenti categorie di soggetti:
- i chiamati all’eredità non in possesso dei beni;
- i chiamati in subordine;
- i legatari;
- i creditori dell’eredità;
- i creditori del chiamato all’eredità;
- i chiamati che possiedono solo una quota dei beni ereditari e i coeredi, se si riconosce la giacenza pro quota.
Ognuno di questi soggetti può presentare istanza di nomina del curatore, in quanto la legge non prevede limiti di legittimazione in questo senso.
Fra i suoi compiti, il curatore ha anche il potere di disporre la vendita dei beni ereditari mobili e immobili del patrimonio ereditario, mentre non sono consentiti al curatore atti dispositivi come l’accettazione o la rinuncia all’eredità.
Il curatore cessa le sue funzioni nel momento in cui l’eredità viene accettata. Una volta che l’ultimo chiamato accetta, non vi è più necessità della curatela, che quindi si estingue. Altre cause di cessazione sono:
- l’esaurimento dell’attivo ereditario, quando non vi sono più beni da amministrare;
- la devoluzione dell’eredità allo Stato, se tutti i chiamati rinunciano.
La cessazione della curatela non richiede un provvedimento giudiziario. Se il curatore non fosse a conoscenza dell’accettazione dell’eredità, potrebbe continuare a esercitare il suo ufficio, ma gli atti da lui compiuti resterebbero validi e vincolanti per gli eredi.
La giacenza non si estingue nei casi in cui il curatore abbandona il suo ufficio ed il Tribunale deve provvedere alla nomina di un nuovo curatore, come nei seguenti scenari:
- decesso del curatore;
- revoca dell’incarico da parte del tribunale;
- rinuncia dell’incarico;
- incapacità di svolgere le sue funzioni.
Eredità giacente per gli stranieri: l’assistenza di un difensore è necessaria?
Quando si parla di eredità giacente ed erede straniero o di persona residente all’estero, ci sono diversi aspetti rilevanti da considerare.
In caso di eredità giacente, il Tribunale italiano nomina un curatore per amministrare il patrimonio fino a quando l’erede non è identificato o non accetta formalmente l’eredità. Questo può riguardare anche un erede straniero, che dovrà seguire le procedure italiane per accettare l’eredità, compreso il rispetto delle formalità previste dal diritto italiano, che può prevedere un’accettazione espressa o tacita.
Il Regolamento (UE) n. 650/2012 stabilisce che la legge applicabile alla successione è, di norma, quella dello Stato in cui il defunto aveva la residenza abituale, ma il defunto può scegliere che sia applicata la legge del suo Paese di cittadinanza, il che può avere un impatto sui diritti dell’erede straniero.
Se il defunto possedeva beni in Italia, il tribunale competente è quello del luogo in cui si trovano tali beni, e l’erede straniero deve rivolgersi a questo tribunale per far valere i propri diritti.
Inoltre, l’erede straniero deve essere riconosciuto come tale secondo la legge applicabile alla successione, il che potrebbe richiedere procedure o documentazioni aggiuntive rispetto alla normativa del suo Paese di origine.
Trattati internazionali possono influenzare i diritti ereditari e le procedure in vigore, semplificando o complicando l’accettazione dell’eredità.
L’erede straniero sarà inoltre soggetto alla tassazione italiana per i beni ereditati in Italia, indipendentemente dalla sua residenza.
Infine, possono sorgere difficoltà pratiche per l’erede straniero, come la barriera linguistica o la distanza geografica, che possono rendere quindi necessaria l’assistenza di un avvocato italiano per gestire correttamente la situazione.
Eredità giacente e eredità vacante: le differenze
L’eredità giacente potrebbe tuttavia confondersi con un altro istituto, quello dell’eredità vacante.
L’eredità è definita “giacente” nel momento in cui il soggetto chiamato a succedere, ossia la persona designata dal testamento o per legge, non ha ancora accettato formalmente l’eredità, ma conserva il diritto di farlo entro un determinato termine. Questa situazione si crea per evitare che i beni ereditari rimangano privi di una gestione o tutela legale. Per questa ragione, il Tribunale competente può nominare un curatore dell’eredità giacente, una figura incaricata di amministrare temporaneamente il patrimonio fino a quando l’erede non decide se accettare o rinunciare all’eredità.
La curatela ha il compito di preservare i beni ereditari, evitare che vengano dissipati e soddisfare le necessità più urgenti legate all’eredità stessa, come il pagamento dei debiti.
Secondo il Codice civile italiano, il curatore dell’eredità giacente unico ha obblighi specifici, come l’inventario dell’eredità giacente e la loro amministrazione con la diligenza del buon padre di famiglia, assicurando così la protezione del patrimonio ereditario.
Diversamente, l’eredità diventa “vacante” quando nessuno ha accettato l’eredità o non ci sono eredi, sia testamentari che legittimi. Questa condizione può verificarsi anche se gli eredi potenziali hanno rinunciato all’eredità, o se il loro diritto è decaduto o prescritto, cioè non hanno esercitato il diritto di accettazione entro i termini previsti dalla legge.
In tal caso, interviene lo Stato in qualità di erede necessario. Secondo l’ordinamento italiano, i beni dell’eredità vacante passano allo Stato, che succede al defunto e diviene titolare del patrimonio ereditario. Lo Stato subentra con gli stessi obblighi che avrebbero gravato sugli eredi, in particolare quelli relativi al pagamento dei debiti e all’adempimento dei legati, ma lo Stato risponde di tali obblighi solo nei limiti del valore dei beni ereditati.
L’intervento dello Stato come erede è finalizzato non solo alla tutela degli interessi pubblici, ma anche a garantire i diritti di eventuali creditori e legatari. Lo Stato, infatti, non può sottrarsi al pagamento dei debiti ereditari o dei legati disposti dal defunto, ma è limitato nella sua responsabilità al valore del patrimonio ricevuto. In questo modo, si evita che il patrimonio ereditario resti privo di una destinazione giuridica, garantendo continuità nella titolarità dei beni e proteggendo le ragioni dei soggetti coinvolti (creditori e legatari).
Nel caso dell’eredità vacante, una volta divenuto erede, lo Stato può procedere alla liquidazione del patrimonio o alla sua gestione, rispettando le norme previste per il soddisfacimento dei diritti dei creditori. Tuttavia, è importante sottolineare che lo Stato non ha facoltà di rinunciare all’eredità, come previsto per gli eredi privati, poiché questa funzione risponde a una logica di salvaguardia dell’ordine pubblico e della destinazione economica dei beni vacanti.
In sintesi, l’istituto dell’eredità vacante non solo rappresenta una soluzione giuridica alla mancanza di eredi, ma costituisce anche una garanzia per la collettività, assicurando che i beni privi di un proprietario non restino inutilizzati e vengano destinati alla comunità tramite l’acquisizione da parte dello Stato.
Consulenza legale per l’eredità giacente in Italia
Quando un cittadino straniero è coinvolto in un’eredità giacente in Italia, la situazione diventa più complessa. Gli ostacoli più comuni includono la mancanza di familiarità con il diritto italiano, le barriere linguistiche e la distanza geografica. Inoltre, possono sorgere conflitti tra il sistema giuridico italiano e quello del Paese d’origine dell’erede, specialmente in termini di gestione patrimoniale e normative fiscali.
In questi casi, la consulenza di un avvocato per il diritto successorio internazionale è fondamentale.
Un avvocato esperto del nostro Studio può rappresentare l’erede straniero, gestire la comunicazione con le autorità italiane, facilitare la traduzione di documenti ufficiali e occuparsi delle questioni fiscali relative alla successione. Inoltre, Boschetti Studio Legale può risolvere eventuali conflitti di legge, applicando regolamenti europei che disciplinano le successioni internazionali.
Affidati al nostro studio legale per assicurarti che l’eredità venga gestita correttamente e che i diritti dell’erede straniero o di stranieri residenti in Italia siano tutelati. In questo modo, è possibile affrontare senza difficoltà le complessità della normativa italiana e concludere il processo successorio in modo sicuro ed efficiente.
Hai questioni legate alla famiglia o alle eredità? Siamo qui per aiutarti. Lasciaci i tuoi dettagli qui sotto e parliamone. Ti contatteremo nel più breve tmepo possibile per capire come potremmo supportarti al meglio.
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Quanto costa un curatore di eredità giacente?
Il costo di un curatore di eredità giacente varia in base alla complessità dell’eredità e al tempo necessario per gestirla. In genere, i compensi sono stabiliti dal giudice incaricato della nomina, e possono comprendere spese amministrative e legali. Mediamente, possono oscillare tra alcune centinaia a migliaia di euro.
A quale avvocato rivolgersi per eredità?
Per questioni ereditarie è consigliabile rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto successorio, ovvero un legale che si occupa specificamente di successioni, testamenti e divisioni ereditarie. Questo tipo di avvocato ha competenze specifiche per gestire dispute e consulenze legate alle eredità.
Quanto dura l’eredità giacente?
L’eredità giacente dura fino a quando l’eredità non viene accettata da uno degli eredi, o finché non viene dichiarata vacante. Non esiste un termine fisso. La durata può variare in base alla complessità del patrimonio e alle tempistiche legali coinvolte, generalmente diversi mesi o anni.