Eredità per le coppie di fatto in Italia
- Eredità per le coppie di fatto in Italia
- Coppie di fatto e quadro normativo in materia di successione in Italia
- Differenze tra coppie di fatto e coppie sposate in materia di successione
- L’importanza del testamento per le coppie di fatto
- Eredità tra conviventi con lascito testamentario
- Diritti ereditari del convivente di fatto in assenza di testamento
- Eredità e figli
- Divisione del patrimonio
- Successione internazionale per coppie di fatto
- Consulenza legale per l'eredità per le coppie di fatto in Italia
Le coppie di fatto, pur condividendo una vita insieme, non godono degli stessi diritti successori delle coppie sposate o unite civilmente. In caso di decesso di uno dei conviventi, il partner superstite non è automaticamente riconosciuto come erede, rischiando di essere escluso dal patrimonio del defunto. La normativa italiana, infatti, prevede solo tutele limitate, come un diritto di abitazione temporaneo sulla casa comune, mentre il testamento rimane l’unico strumento per garantire una protezione patrimoniale completa.
Per evitare conflitti e garantire sicurezza economica e patrimoniale al convivente, è fondamentale pianificare con attenzione la successione. Redigere un testamento, stipulare contratti di convivenza e valutare soluzioni come polizze vita o donazioni mirate sono passi essenziali per tutelare il partner superstite. Inoltre, le coppie di fatto con legami internazionali devono affrontare ulteriori complessità, che richiedono una consulenza legale esperta.
Boschetti Studio Legale, grazie alla sua esperienza in diritto successorio e internazionale, offre supporto personalizzato per aiutarti a pianificare la protezione del tuo partner e dei tuoi beni, superando le limitazioni normative attuali. Contattaci per una consulenza dedicata e scopri come possiamo assisterti nel garantire la sicurezza del tuo futuro.
Coppie di fatto e quadro normativo in materia di successione in Italia
Le coppie di fatto, regolate dalla Legge Cirinnà (n. 76/2016), rappresentano una forma di convivenza stabile tra due persone che non hanno formalizzato la loro unione tramite matrimonio o unione civile. Prima dell’introduzione di questa normativa, i conviventi erano completamente esclusi da ogni forma di tutela, compresa quella ereditaria.
Soltanto il matrimonio garantiva diritti successori al partner superstite, mentre l’unica eccezione prevista per i conviventi riguardava il diritto di subentrare nel contratto di locazione dell’immobile occupato dal defunto, lasciando il convivente privo di qualsiasi altra protezione patrimoniale.
Con l’approvazione della Legge Cirinnà, il panorama giuridico è cambiato, anche se solo parzialmente. Infatti, mentre per i membri di un’unione civile si sono previsti gli stessi diritti successori dei coniugi, per i conviventi di fatto le tutele sono rimaste limitate e specifiche. In particolare, se non esiste un testamento, il convivente superstite non acquisisce alcun diritto sui beni del partner deceduto. La legge, tuttavia, come si dirà più avanti, prevede un diritto temporaneo di abitazione sulla casa comune, aspetto questo che merita un approfondimento separato.
Questa situazione evidenzia una distinzione fondamentale tra coppie di fatto e unioni civili, essenziale per comprendere le diverse implicazioni in materia successoria e per sottolineare l’importanza della pianificazione patrimoniale come strumento per tutelare adeguatamente il partner convivente.
A meno che non sussista un matrimonio o un’unione civile, per qualsiasi altra forma di convivenza tra il de cuius e una determinata persona, non deriva per il convivente superstite il diritto di essere compreso tra gli eredi legittimi né tra gli eredi legittimari del defunto.
Di conseguenza, nelle situazioni in cui si intenda riconoscere un beneficio mortis causa al convivente superstite, è indispensabile fare ricorso a un testamento in cui tale volontà venga espressamente dichiarata.
Queste differenze normative pongono in risalto la necessità di una pianificazione accurata e consapevole in vita, per garantire protezione e sicurezza economica al partner convivente, specialmente nelle coppie di fatto che, pur condividendo una vita insieme, non possono contare sugli stessi diritti riconosciuti ai coniugi o ai membri di un’unione civile.
Differenze tra coppie di fatto e coppie sposate in materia di successione
Quando si parla di successioni, è fondamentale comprendere le differenze tra coppie di fatto e coppie sposate o unite civilmente, in particolare per quanto riguarda i diritti successori previsti dalla legge.
Le coppie sposate o unite civilmente godono di una serie di tutele specifiche che garantiscono una posizione privilegiata al partner superstite, rispetto a chi vive in una coppia di fatto. In quei casi, infatti, il coniuge superstite viene riconosciuto come erede legittimo e ha diritto a una quota del patrimonio ereditario del defunto, che dipende dalla presenza di altri eredi, come figli o genitori.
Una delle principali garanzie per il coniuge superstite è il diritto di abitare nella casa comune, anche senza che sia prevista una disposizione testamentaria in tal senso.
Questo diritto offre una solida sicurezza abitativa, in quanto il partner rimasto in vita può continuare a vivere nella casa condivisa, senza il rischio che questa venga trasferita a terzi.
Al contrario, le coppie di fatto non godono di un trattamento simile. In assenza di matrimonio o unione civile, il convivente superstite non è considerato un erede legittimo e non ha diritto a nessuna parte del patrimonio del defunto.
La legge italiana non attribuisce automaticamente alcuna quota ereditaria al partner che sopravvive in una coppia di fatto. Tuttavia, esiste un diritto di abitazione temporaneo sulla casa comune, ma tale diritto è legato alla durata della convivenza e ad altri fattori legati alla situazione familiare.
Se la convivenza è durata meno di due anni, il convivente superstite avrà diritto a restare nella casa comune per un massimo di due anni. Se, invece, la convivenza è durata più a lungo, il diritto di abitazione può essere esteso fino a cinque anni, sempre che non ci siano figli minori o disabili. In questi casi, il diritto di abitazione è garantito per almeno tre anni, assicurando una maggiore protezione al convivente rimasto.
Per chi vive all’estero o è cittadino straniero in Italia, le differenze legali possono essere ancora più complesse, soprattutto quando le normative italiane si scontrano con quelle del paese d’origine del defunto o del convivente superstite. Ad esempio, se una coppia di cittadini stranieri vive in Italia e uno dei due muore, le leggi sulla successione del paese di origine possono entrare in gioco, creando conflitti che necessitano di una gestione accurata. In questi casi, un avvocato esperto in diritto internazionale diventa essenziale per risolvere le problematiche legate alla successione e proteggere i diritti di chi resta.
Boschetti Studio Legale, con la sua specializzazione in diritto di famiglia e successioni, anche internazionali, offre assistenza qualificata per tutte le situazioni legate a coppie di fatto, coppie sposate o unite civilmente, e cittadini stranieri. Il nostro team di avvocati esperti è in grado di guidarti attraverso complesse questioni legali, assicurando che i tuoi diritti siano tutelati e che ogni aspetto della successione venga trattato con la massima professionalità.
Se ti trovi in una situazione in cui devi affrontare una questione successoria, sia in Italia sia a livello internazionale, il nostro studio è a tua disposizione per supportarti e fornirti consulenza legale adeguata.
L’importanza del testamento per le coppie di fatto
Si può affermare, dunque, che redigere un testamento a favore del proprio compagno abbia scarsa importanza? Assolutamente no. È importante sottolineare che, in assenza di familiari stretti, si ha la facoltà di destinare il proprio patrimonio a chiunque si desideri.
Va inoltre chiarito che, fatta eccezione per il coniuge e i figli, e gli ascendenti in assenza di figli (che godono di diritti ereditari intoccabili), gli altri parenti prossimi possono essere esclusi tramite testamento. Pertanto, è pienamente realizzabile la predisposizione di un lascito testamentario a favore del convivente, attribuendogli l’intero patrimonio nel caso vi siano solo fratelli e sorelle.
Questi ultimi, infatti, erediterebbero tutto in assenza di disposizioni testamentarie, ma non godono di diritti di legittima. Per tale motivo, è possibile escluderli, designando esplicitamente attraverso un testamento un differente beneficiario per i propri beni.
Per le coppie di fatto, il testamento rappresenta quindi l’unico strumento in grado di tutelare i diritti patrimoniali del partner superstite. In assenza di testamento, infatti, il convivente non può accedere al patrimonio del defunto, che viene invece distribuito tra gli eredi legittimi, come figli, genitori o altri parenti. La pianificazione della successione, dunque, riveste un ruolo di primaria importanza nei rapporti di convivenza di fatto.
La disciplina introdotta dalla Legge Cirinnà (in vigore dal 5 giugno 2016, Legge 20 maggio 2016, n. 76) non contempla alcun diritto successorio per i conviventi, nonostante questa normativa sia stata attesa a lungo per regolamentare le famiglie di fatto. Tali unioni, come rilevato dall’Istat, sono quasi raddoppiate negli ultimi cinque anni, e la loro rapida diffusione ha reso evidente la necessità di una legislazione specifica.
Per “conviventi di fatto”, lo si ricorda, si intendono due persone maggiorenni che convivono stabilmente in un rapporto affettivo di coppia, basato su reciproca assistenza morale e materiale, senza legami di parentela, affinità o adozione, né vincolati da matrimonio o unione civile. La verifica della stabile convivenza si basa sui dati anagrafici. Redigere un testamento consente di designare il convivente come erede universale o di destinargli beni specifici, come la casa comune o somme di denaro.
Per esemplificare, se una coppia di fatto possiede un immobile condiviso, il testamento può garantire al partner superstite il diritto di abitare nell’immobile o di acquisirne la proprietà, evitando che altri eredi possano reclamarne una quota. Tuttavia, è necessario rispettare le quote di legittima riservate agli eredi necessari come figli o genitori del defunto, se presenti. In mancanza di una pianificazione attenta, il convivente potrebbe trovarsi coinvolto in dispute legali con gli altri eredi.
La Legge Cirinnà regola anche il diritto del convivente di continuare a utilizzare la casa dopo il decesso del proprietario. In caso di morte del titolare dell’abitazione principale, il convivente superstite può continuare a viverci per due anni o per un periodo pari alla durata della convivenza se superiore, ma non oltre cinque anni. Questo diritto si estende a tre anni se nella casa risiedono figli minori o disabili, ma decade se il convivente lascia stabilmente la residenza comune, si sposa, contrae un’unione civile o inizia una nuova convivenza. Anche per l’abitazione in locazione, il convivente superstite può subentrare nel contratto.
Infine, potrebbe essere altamente consigliabile specificare nel testamento i singoli beni che rientrano concretamente nella legittima, evitando così che si generi una comproprietà accidentale tra il coniuge separato (o i figli) e il convivente. Spesso, è opportuno consultarsi con un avvocato esperto in diritto delle successioni, il quale sarà in grado di fornire i migliori suggerimenti per prevenire conflitti e malintesi. Se teniamo veramente a qualcuno, desideriamo scongiurare che, una volta che non ci saremo più, al di là dell’aspetto patrimoniale, venga compromessa la sua tranquillità.
Oltre al testamento, è possibile ricorrere ad altri strumenti, come la donazione con riserva di usufrutto vitalizio, per pianificare in anticipo la successione di coppie di fatto. Tuttavia, è importante ricordare che il convivente è fiscalmente equiparato a un estraneo e non gode di agevolazioni o franchigie.
Una soluzione alternativa può essere la stipula di una polizza vita, designando il convivente come beneficiario. Anche i contratti di convivenza, previsti dalla Legge Cirinnà e stipulati presso un avvocato, consentono di regolare gli aspetti patrimoniali della vita in comune e di prevenire controversie in caso di cessazione del rapporto.
Considerando che circa la metà dei matrimoni termina entro pochi anni, una pianificazione attenta è essenziale non solo per le coppie sposate, ma anche per quelle di fatto, per garantire stabilità e sicurezza al partner superstite.
Eredità tra conviventi con lascito testamentario
Come già accennato, alle coppie di fatto – ossia quelle composte da due persone che convivono unite da un legame affettivo – non è riconosciuto alcun diritto in ambito successorio. Ciò significa che, in caso di decesso di uno dei partner, il superstite non ha alcun diritto ereditario in assenza di un testamento.
Tuttavia, ciò non esclude che non possa ugualmente disciplinarsi l’eredità tra conviventi, e quindi che il partner sopravvissuto non possa diventare erede del defunto.
Infatti, se quest’ultimo decide di redigere un testamento, può disporre liberamente dei propri beni in favore del convivente, sia attraverso la designazione di beni specifici sia nominandolo erede universale, ma tali disposizioni devono sempre rispettare i limiti imposti dalla legge, che garantiscono una quota del patrimonio agli eventuali legittimari, come coniugi, figli o ascendenti.
Infatti, vi sono diritti successori inviolabili riservati ai parenti più stretti, i quali devono ricevere una parte minima del patrimonio stabilita dalla legge e, qualora tale quota non venga rispettata, possono rivolgersi al Giudice per ottenere la restituzione del bene ereditato da terzi o l’equivalente in denaro per ripristinare la propria quota di legittima (c.d. azione di reintegra).
Ad esempio, un convivente deceduto potrebbe lasciare in vita la compagna e la madre: quest’ultima, in quanto ascendente del defunto, avrebbe diritto ad almeno 1/3 del patrimonio del figlio. Se il testamento destinasse alla compagna una somma considerevole di denaro e l’unica casa di proprietà, la madre potrebbe opporsi a tale disposizione qualora il valore complessivo superasse i 2/3 del patrimonio.
In tale scenario, gli eredi dovrebbero valutare l’immobile, e la compagna potrebbe essere tenuta a liquidare la madre con una parte del denaro ereditato o cedendo una quota della casa, fino a raggiungere il controvalore del 1/3 del patrimonio spettante alla madre. Tuttavia, una pianificazione testamentaria mirata potrebbe evitare simili conflitti: ad esempio, se una persona vuole destinare la casa comune al proprio partner convivente pur avendo figli, può prevedere un lascito che garantisca al convivente il diritto di abitazione, mentre ai figli viene attribuita una quota patrimoniale equivalente sotto forma di liquidità o altri beni. Questo approccio consente di tutelare sia il convivente superstite sia gli eredi legittimi, rispettando i diritti di entrambe le parti.
Diritti ereditari del convivente di fatto in assenza di testamento
Come ampiamente spiegato, in assenza di testamento i conviventi di fatto si trovano in una posizione di svantaggio rispetto ai coniugi e ai partner uniti civilmente, non potendo sorgere automaticamente i diritti ereditari del convivente. Di seguito illustriamo un approfondimento sui pochi diritti ereditari delle coppie di fatto secondo la normativa italiana.
- Diritto di abitazione temporaneo sulla casa di comune residenza
Il convivente superstite, se risiedeva con il partner defunto in un immobile di sua proprietà, ha diritto di continuare a viverci per un periodo limitato, di norma fino a cinque anni. Questo diritto è riconosciuto solo se la convivenza è stata formalmente registrata all’Ufficio Anagrafe. Tuttavia, il limite temporale rende questa tutela parziale: il convivente non acquisisce alcun diritto di proprietà o usufrutto sull’immobile. Trascorso il periodo stabilito, il convivente deve lasciare l’abitazione, salvo diverse disposizioni testamentarie o accordi con gli eredi legittimi.
Questo diritto è importante perché protegge il convivente da un’immediata perdita della propria abitazione, ma non è sufficiente a garantire una stabilità abitativa a lungo termine.
- Subentro nel contratto di locazione
Se la coppia viveva in un immobile in affitto e il contratto era intestato al convivente defunto, il partner superstite ha diritto di subentrare nel contratto di locazione. Questo diritto si applica indipendentemente dal tipo di immobile (abitazione principale, casa vacanza, ecc.) ed è subordinato alla formalizzazione della convivenza.
Il subentro garantisce al convivente una continuità abitativa senza dover negoziare con il proprietario dell’immobile. Tuttavia, è una tutela limitata al contesto della locazione e non si estende ad altri diritti patrimoniali, come la possibilità di ereditare arredi o beni mobili presenti nell’abitazione.
- Risarcimento del danno per morte illecita del convivente
Nel caso in cui la morte del convivente sia causata da un atto illecito (ad esempio, un incidente stradale, un’aggressione o un errore medico), il convivente superstite può richiedere un risarcimento del danno. La legge considera il convivente come una persona legata da un vincolo affettivo e materiale al defunto, riconoscendo il diritto al risarcimento per il danno morale, esistenziale o patrimoniale subito.
Questa tutela è rilevante perché non si basa sul matrimonio o sull’unione civile, ma sul legame affettivo e sulla convivenza. Tuttavia, il risarcimento è riconosciuto solo in relazione all’evento illecito e non costituisce un diritto successorio sul patrimonio del defunto.
- Diritti dei figli nati dalla convivenza
I figli nati da una relazione tra conviventi godono di tutti i diritti successori previsti dalla legge, equiparati ai figli nati all’interno del matrimonio. Questo significa che hanno diritto a una quota legittima del patrimonio del genitore defunto, indipendentemente dallo stato civile dei genitori. La loro posizione è protetta dalla Costituzione e dal Codice civile, che riconoscono la piena parità tra i figli.
Tuttavia, il convivente superstite non beneficia di questa tutela: i beni del defunto passano ai figli o agli altri eredi legittimi (ad esempio, genitori o fratelli), lasciando il convivente privo di diritti.
Il quadro normativo vigente sottolinea come il convivente superstite, in assenza di un testamento, non goda di diritti successori sul patrimonio del defunto, nonostante le tutele introdotte dalla Legge Cirinnà. Questa mancanza rischia di lasciare il partner in una condizione di estrema vulnerabilità economica e patrimoniale.
Il testamento rappresenta, quindi, uno strumento essenziale per proteggere il convivente di fatto. Attraverso di esso, ad esempio, è possibile garantire il diritto di abitazione, consentendo al partner superstite di continuare a vivere nella casa comune senza limiti temporali.
Inoltre, il testamento permette di attribuire beni specifici al convivente, come immobili, mobili o risorse economiche, evitando che questi vengano automaticamente ereditati dai parenti legittimi.
Allo stesso tempo, redigere un testamento offre anche un riconoscimento formale del valore della relazione, esprimendo la volontà di tutelare giuridicamente e affettivamente il partner.
In un contesto normativo che non rispecchia pienamente la complessità delle famiglie contemporanee, il testamento non è solo un atto giuridico, ma un gesto di responsabilità e amore, capace di offrire sicurezza, stabilità e un riconoscimento adeguato al legame affettivo tra conviventi.
Eredità e figli
I figli nati da genitori sposati e quelli venuti al mondo da genitori non uniti in matrimonio godono degli stessi diritti?
Certamente sì. Per lungo tempo, il legislatore ha riservato un trattamento privilegiato ai figli legittimi, ossia quelli nati all’interno del matrimonio, rispetto ai figli naturali, cioè quelli nati fuori dal matrimonio. Questi ultimi subivano spesso discriminazioni: ad esempio, i figli legittimi potevano escludere dalla spartizione del patrimonio ereditario i figli naturali, liquidandoli con una somma di denaro.
Grazie alle riforme introdotte negli anni recenti, la distinzione tra figli legittimi e naturali è stata abolita, eliminando di fatto ogni differenza di trattamento. Oggi, i figli nati fuori dal matrimonio hanno gli stessi diritti di quelli nati da genitori sposati, anche per quanto riguarda le questioni ereditarie.
Tuttavia, esiste una particolarità. Se i genitori sono sposati, alla morte di uno dei due, i figli divideranno l’eredità con il genitore rimasto in vita. Se i genitori non sono sposati, invece, alla morte di uno dei due, i figli saranno gli unici eredi, a meno che il genitore defunto non abbia destinato una parte del proprio patrimonio al genitore superstite tramite testamento.
La presenza di figli rende però più complessa la gestione della successione nelle coppie di fatto. I figli, infatti, hanno sempre diritto a una quota di legittima, indipendentemente dallo stato civile dei genitori. Questo significa che, anche in presenza di un testamento, i figli possono rivendicare una parte del patrimonio.
Ad esempio, se un convivente sceglie di lasciare la casa comune al partner superstite, i figli possono comunque richiedere una quota corrispondente al valore di quell’immobile.
Per prevenire conflitti, è possibile adottare soluzioni compensative, come destinare altri beni o somme di denaro ai figli, garantendo al contempo il diritto del convivente alla casa.
Grazie a queste accortezze, si può cercare di bilanciare gli interessi di tutti i soggetti coinvolti, rispettando l’eredità di coppie di fatto per i figli e tutelando il partner superstite in situazioni di convivenza non matrimoniale.
Divisione del patrimonio
La divisione del patrimonio ereditario tra conviventi al momento della morte di uno dei due rappresenta una delle questioni più delicate e spesso sottovalutate nelle coppie di fatto. A differenza delle coppie sposate, i conviventi non godono di una tutela automatica prevista dalla legge in materia successoria. Questo significa che, in assenza di una pianificazione patrimoniale specifica o di un testamento, il partner superstite rischia di essere completamente escluso dall’eredità, con conseguenze emotive ed economiche spesso molto pesanti.
In una coppia di fatto, quando uno dei conviventi viene a mancare, il patrimonio ereditario viene distribuito secondo le regole generali del Codice civile, che privilegiano i parenti del defunto, come figli, genitori o altri familiari, senza riconoscere alcun diritto al convivente superstite. Questo può portare a situazioni di forte ingiustizia, soprattutto se il patrimonio comprende beni condivisi o acquistati insieme durante la convivenza.
Ad esempio, un immobile che entrambi i conviventi consideravano “di famiglia” potrebbe finire nelle mani degli eredi legittimi del defunto, escludendo completamente il partner superstite.
La mancanza di diritti successori per il convivente rende fondamentale adottare misure preventive per evitare conflitti e garantire una distribuzione del patrimonio che rispetti le volontà della coppia. Il testamento è uno strumento essenziale in questo senso, poiché consente di designare il convivente come erede o beneficiario di beni specifici.
Senza un testamento, la legge non lascia spazio a interpretazioni: il convivente non erediterà nulla, nemmeno i beni che entrambi avevano contribuito ad acquistare. Attraverso il testamento, invece, è possibile proteggere il partner superstite, garantendogli il diritto di continuare a vivere nella casa condivisa o di beneficiare di risorse economiche lasciate in eredità.
Oltre al testamento, anche il contratto di convivenza può svolgere un ruolo cruciale. Questo accordo consente di regolare in anticipo la proprietà dei beni accumulati durante la relazione e di stabilire regole chiare per la gestione del patrimonio.
Ad esempio, un contratto di convivenza può prevedere che i beni mobili e immobili acquistati congiuntamente vengano considerati proprietà comune e che, in caso di morte, il partner superstite mantenga la proprietà o l’uso di tali beni. Senza queste tutele, non solo il partner potrebbe perdere beni di grande valore economico, ma anche oggetti di importanza affettiva.
Un esempio pratico illustra chiaramente i problemi che possono sorgere. Immaginiamo una coppia di fatto che ha vissuto per anni in una casa acquistata insieme, ma intestata solo a uno dei due conviventi. Se il proprietario muore senza aver lasciato un testamento o un accordo patrimoniale, il partner superstite non avrà alcun diritto legale sull’immobile. La casa potrebbe essere venduta o reclamata dagli eredi legittimi, costringendo il convivente rimasto a dover abbandonare quello che era il loro nido familiare.
La divisione del patrimonio ereditario tra conviventi rappresenta un tema complesso e spesso fonte di ingiustizie, a causa dell’assenza di tutele automatiche previste dalla legge. La mancanza di diritti successori per il convivente superstite, unita alla prevalenza degli eredi legittimi, può generare situazioni di conflitto e privare il partner della possibilità di mantenere beni o risorse condivise.
Senza un’adeguata predisposizione testamentaria, il patrimonio rischia di essere distribuito in modo incoerente rispetto ai legami affettivi e alla volontà reale del defunto, evidenziando la necessità di soluzioni normative più inclusive e rispondenti alla diversità delle realtà familiari odierne.
Boschetti Studio Legale è specializzato nel fornire consulenza in materia di diritto di famiglia e successioni, con particolare attenzione alle coppie di fatto e ai contesti internazionali. Grazie alla nostra esperienza, possiamo aiutarti a prevenire questi problemi, pianificando con attenzione la divisione del patrimonio e tutelando i diritti del tuo partner. Ti aiutiamo a redigere testamenti, stipuliamo contratti di convivenza e affrontiamo questioni legate all’eredità transfrontaliera, garantendo soluzioni su misura per ogni esigenza. Contattaci per proteggere ciò che conta di più: il benessere del tuo partner e il rispetto delle tue volontà.
Successione internazionale per coppie di fatto
Le successioni internazionali rappresentano uno degli ambiti più delicati del diritto, soprattutto quando si tratta di relazioni e coppie di fatto, per le quali possono emergere diverse difficoltà legate alla gestione dei beni, nonché alla tutela dei diritti spettanti. Quando una coppia di fatto decide di trasferirsi all’estero, o di possedere beni in più Paesi, o quando uno dei partner è cittadino straniero, le complicazioni possono quindi crescere notevolmente.
Si immagini di avere un immobile in un Paese in cui le leggi non riconoscono automaticamente i diritti del convivente, oppure se il testamento che hai redatto per tutelare il tuo compagno in un altro Paese non è riconosciuto in Italia.
In situazioni come queste, è fondamentale programmare una pianificazione successoria adeguata, che tenga conto delle normative locali e internazionali, senza dimenticare che un testamento redatto all’estero potrebbe non essere riconosciuto immediatamente in Italia, e le leggi italiane potrebbero non prevedere la stessa protezione per il convivente rispetto al coniuge. Questo può comportare disguidi e situazioni giuridiche difficili da risolvere senza l’assistenza di esperti.
Per esempio, in alcune giurisdizioni, solo i parenti di sangue o i coniugi hanno diritto a ricevere l’eredità, mentre in accordo ad altre leggi possono essere riconosciuti diritti anche ai conviventi. Pertanto, se non si pianifica adeguatamente, un immobile o un altro bene potrebbe non passare al convivente, ma ad altri familiari, con conseguenze potenzialmente devastanti per chi si trova in una situazione di convivenza non riconosciuta dalla legge locale.
Per evitare problemi legati alla successione internazionale, è cruciale affidarsi a professionisti con esperienza in diritto successorio internazionale. A tal fine, gli avvocati di Boschetti Studio Legale, esperti in questo settore, sono in grado di assistere i clienti nella redazione di un testamento che tenga conto delle leggi sia italiane che di altri Paesi. La loro competenza consente di garantire che la volontà del testatore venga rispettata, redigendo clausole specifiche contenenti soluzioni su misura, proteggendo i diritti del convivente ed evitando che i beni vengano trasferiti a persone non desiderate.
Gli avvocati specializzati del nostro team, inoltre, sono in grado di spiegare la validità di un testamento redatto all’estero, facendo chiarezza su quali aspetti siano riconosciuti in Italia e quali no. Sarà loro compito, anche, aiutare i clienti a redigere documenti che rispettino le leggi di più giurisdizioni, evitando conflitti tra legislazioni e risolvendo anticipatamente eventuali criticità legate a beni ereditari situati all’estero.
In sintesi, quando si tratta di successione internazionale nell’ambito della convivenza, la pianificazione è essenziale.
È importante non solo comprendere le leggi del Paese di residenza, ma anche come queste si interfacciano con quelle di altri Paesi in cui si possiedono i beni di cui si vorrebbe disporre. Affidarsi a professionisti esperti in diritto internazionale come Boschetti Studio Legale può fare la differenza, evitando il sorgere di possibili controversie future.
Consulenza legale per l’eredità per le coppie di fatto in Italia
Le coppie di fatto, sempre più comuni nella società moderna, continuano a essere penalizzate dalla scarsa protezione giuridica, soprattutto in caso di successione. A differenza dei matrimoni, dove il coniuge superstite gode di specifici diritti ereditari, per le coppie di fatto tali diritti non sono garantiti, e senza strumenti giuridici adeguati il partner superstite potrebbe non avere alcun diritto sui beni del defunto, lasciandolo in una posizione di vulnerabilità.
Il testamento rappresenta lo strumento fondamentale per tutelare il convivente, consentendo di distribuire il proprio patrimonio secondo la volontà personale ed evitando che beni importanti vadano automaticamente ai parenti legittimi. A tal fine, possiamo assisterti nella redazione di un testamento chiaro e completo che rispetti le tue volontà, garantendo che beni come la casa comune o altre proprietà importanti siano destinati esattamente come desideri, evitando qualsiasi dubbio o contenzioso con i parenti legittimi.
Ad esempio, un convivente può destinare esplicitamente la casa comune al partner, garantendone la sicurezza abitativa, mentre in assenza di testamento il partner superstite non avrebbe alcun diritto, salvo altre disposizioni esplicite.
Un ulteriore supporto può essere offerto dal contratto di convivenza, che permette di stabilire diritti e doveri reciproci, come la gestione patrimoniale o la divisione dei beni in caso di separazione; sebbene non garantisca diritti successori diretti, può integrare il testamento e prevenire controversie su questioni come la gestione di attività commerciali o immobili. Il nostro team può guidarti nella creazione di un contratto di convivenza ben strutturato, che definisca i diritti e i doveri reciproci, assicurando una gestione patrimoniale trasparente e prevenendo conflitti futuri, sia in caso di separazione che in situazioni ereditarie.
Per le coppie con legami o proprietà in Paesi diversi, la questione si complica ulteriormente, poiché ogni nazione ha normative specifiche, e il partner superstite potrebbe non essere tutelato ovunque; in questi casi, una pianificazione patrimoniale internazionale è essenziale per garantire protezione in tutti i Paesi coinvolti.
Se tu o il tuo partner avete proprietà o legami in Paesi diversi, il nostro studio, con la sua esperienza in diritto internazionale, può supportarti nella pianificazione patrimoniale internazionale, garantendo che la tutela sia efficace in tutte le giurisdizioni coinvolte.
Boschetti Studio Legale offre consulenza personalizzata per la pianificazione patrimoniale delle coppie di fatto, affrontando sia le esigenze locali che internazionali; grazie alla sua esperienza pluriennale, il team supporta i clienti nella redazione di testamenti chiari e contratti di convivenza efficaci, oltre a gestire successioni internazionali complesse.
Non lasciare il tuo futuro al caso: affidati a un professionista per proteggere il tuo patrimonio e garantire la sicurezza del tuo partner, contattando Boschetti Studio Legale per una consulenza su misura che tenga conto delle tue esigenze specifiche e delle normative applicabili.
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Cosa spetta al convivente di fatto in caso di morte?
In caso di morte del convivente di fatto, quest’ultimo non ha diritti automatici sull’eredità, poiché la legge italiana non prevede diritti successori per i conviventi non sposati. Tuttavia, se il defunto ha redatto un testamento, il convivente può ereditare secondo le disposizioni testamentarie. In assenza di testamento, non avrà diritto ad alcuna quota ereditaria, poiché non è previsto dalla legge.
Quando il convivente ha diritto all’eredità?
Il convivente di fatto può ereditare solo se espressamente designato nel testamento del defunto, in quanto la normativa vigente non prevede diritti successori per i conviventi non uniti in matrimonio. La legge italiana riconosce i diritti ereditari solo ai coniugi e ai parenti legittimi (come figli e genitori). In assenza di testamento, quindi, il convivente non ha diritto ad alcuna porzione dell’eredità del partner defunto.
Cosa succede se un convivente di fatto muore senza testamento?
Se un convivente di fatto muore senza testamento, il partner superstite non ha diritto all’eredità, poiché la legge italiana non riconosce automaticamente diritti successori per i conviventi non sposati. La successione si apre a favore dei parenti legittimi, come figli, genitori o fratelli, secondo l’ordine stabilito dal Codice civile. In assenza di parenti, l’eredità andrà allo Stato. Il convivente può essere escluso.
Come si dimostra di essere conviventi di fatto?
Per dimostrare la convivenza di fatto, è necessario fornire prove documentali che attestino la coabitazione stabile, come la registrazione della residenza anagrafica comune o dichiarazioni ufficiali presso il comune. Inoltre, testimonianze o altri documenti (come contratti di locazione, conti bancari congiunti o dichiarazioni fiscali) possono essere utilizzati per comprovare la durata e la continuità della relazione di convivenza, anche senza matrimonio.