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Disconoscimento della paternità in Italia

Il disconoscimento della paternità è un’azione legale volta a correggere situazioni in cui la paternità non è biologicamente reale. Per cittadini stranieri residenti in Italia, la procedura segue la normativa italiana e richiede una verifica delle prove disponibili.

Boschetti Studio Legale presta particolare attenzione alle questioni legate alla filiazione, offrendo assistenza qualificata in materia di disconoscimento di paternità, anche oltre i confini nazionali (disconoscimento della paternità per stranieri in Italia).

L’ordinamento italiano prevede due possibilità per agire in tal senso: nel caso in cui si desideri disconoscere la paternità di un figlio nato durante il matrimonio oppure nel caso di un figlio nato da una coppia di fatto.

L’azione di disconoscimento di paternità è il procedimento attraverso il quale si può chiedere di accertare e dichiarare l’assenza di un rapporto biologico tra un padre e un figlio nato in costanza di matrimonio. La legge italiana stabilisce una presunzione secondo cui il marito della madre è il padre del bambino, a meno che la nascita non sia avvenuta più di 300 giorni dopo la separazione legale o il provvedimento che autorizza i coniugi a vivere separati. Questa presunzione di paternità si applica se il bambino nasce almeno 180 giorni dopo il matrimonio e non oltre 300 giorni dalla sua cessazione.

Tuttavia, è possibile proporre l’azione di disconoscimento della paternità solo in tre ipotesi specifiche:

  1. Mancata convivenza tra i coniugi nei 300-180 giorni precedenti il parto.
  2. Impotenza dell’uomo a generare nel medesimo periodo, anche se temporanea e legata a una condizione poi risolta.
  3. Relazione extraconiugale della moglie con occultamento della gravidanza e della nascita al marito.

Questi limiti significano, ad esempio, che un marito non può richiedere il disconoscimento di un figlio se ha accettato e riconosciuto volontariamente la paternità pur sapendo che il bambino non era biologicamente suo.

I soggetti legittimati ad agire includono:

  • La moglie, entro sei mesi dal parto o dalla scoperta dell’impotenza del marito al momento del concepimento.
  • Il marito, entro un anno dalla nascita o dal momento in cui è venuto a conoscenza di circostanze come l’adulterio della moglie. Se il marito non era presente al momento della nascita, il termine decorre dal suo ritorno nella residenza familiare o dal giorno in cui è venuto a conoscenza della nascita.
  • Il figlio maggiorenne, che può proporre l’azione di disconoscimento della paternità del figlio naturale in qualsiasi momento, senza limiti di tempo.
  • I discendenti o ascendenti del padre o della madre, nel caso in cui i soggetti direttamente interessati siano deceduti.

Quando il figlio è nato fuori dal matrimonio, la situazione cambia sensibilmente. In tali casi, non esiste una presunzione di paternità, anche in presenza di una convivenza stabile. Sarà necessario procedere con un’impugnazione del riconoscimento per difetto di veridicità. Questa azione consente di contestare la veridicità della dichiarazione effettuata al momento del riconoscimento, e viene regolamentata dall’articolo 263 del Codice civile.

Il procedimento del disconoscimento di paternità è dunque un passaggio fondamentale per chiunque desideri chiarire la propria situazione familiare, sia per motivi legali che personali. Per farlo, è indispensabile affidarsi a un avvocato esperto, come quelli di Boschetti Studio Legale, che garantiscono un supporto qualificato e personalizzato in ogni fase del procedimento.

Azione per contestare il riconoscimento a causa di mancanza di veridicità

L’azione può essere intrapresa basandosi unicamente sulla mancanza di un legame biologico tra il genitore e il figlio. Può essere avviata da chi ha effettuato il riconoscimento, anche se lo ha fatto consapevolmente sapendo che il figlio non era suo, entro un anno dalla registrazione del riconoscimento sull’atto di nascita. Se il riconoscimento è stato ottenuto con coercizione, il termine è di un anno dal momento in cui la coercizione è cessata. Nel caso in cui la persona che ha riconosciuto il figlio scopra successivamente di essere incapace di procreare al momento del concepimento, può agire entro un anno da questa scoperta.

Allo stesso modo, la madre che ha riconosciuto il figlio può dimostrare, entro il medesimo termine, di non essere stata a conoscenza dell’incapacità procreativa del presunto padre.

Questa azione può essere promossa anche da chi abbia un interesse legittimo o morale, come ad esempio il coniuge della persona che ha effettuato il riconoscimento non veritiero. L’interesse non deve essere esclusivamente giuridico, ma può anche essere legato a motivazioni di tipo etico o personale. In ogni caso, la contestazione deve essere avviata entro cinque anni dalla registrazione del riconoscimento sull’atto di nascita.

Anche il figlio maggiorenne ha la facoltà di proporre questa azione (si parla di disconoscimento di paternità del figlio maggiorenne), oppure un curatore speciale può farlo su richiesta del figlio stesso se ha almeno 14 anni, o del pubblico ministero o dell’altro genitore, nel caso di figli più piccoli.

La mancanza del legame biologico tra padre e figlio può essere dimostrata anche attraverso testimonianze dirette, ma la prova più affidabile è quella del test del DNA, che consente di verificare o escludere con certezza la paternità.

Se il giudice accoglie l’azione, il rapporto giuridico tra padre e figlio viene annullato, con tutte le conseguenze che ciò comporta, inclusa la perdita del nome, della cittadinanza derivata e dei diritti legati all’autorità parentale.

Va sottolineato, tuttavia, che la perdita del cognome non è automatica: il tribunale può decidere di consentire al figlio di mantenere il cognome ricevuto alla nascita, se questo è ritenuto parte integrante e distintiva della sua identità personale.

Risolviamo le tue questioni legali di famiglia.

Termini per proporre l’azione di disconoscimento di paternità

L’azione di disconoscimento della paternità deve essere promossa rispettando i termini stabiliti dalla legge. La madre ha a disposizione sei mesi dalla nascita del figlio o dal giorno in cui ha scoperto l’impotenza di generare del marito al momento del concepimento. Il marito, invece, può disconoscere il figlio entro un anno dalla nascita, a condizione che si trovasse nel luogo di nascita al momento dell’evento. Se dimostra di aver ignorato l’adulterio della moglie o la propria impotenza al tempo del concepimento, il termine decorre dal giorno in cui ha avuto conoscenza di tali fatti.

Se il marito era assente dal luogo di nascita, il termine di un anno decorre dal suo ritorno nella residenza familiare. Tuttavia, in nessun caso l’azione può essere promossa oltre cinque anni dalla nascita del figlio.

Il figlio maggiorenne può proporre l’azione di disconoscimento della paternità senza limiti di tempo, mentre per i figli minorenni l’azione può essere avviata da un curatore speciale nominato dal giudice, su richiesta del pubblico ministero, dell’altro genitore o del figlio stesso, se ha compiuto almeno quattordici anni.

Sospensione del termine

Se la persona che intende promuovere l’azione di disconoscimento della paternità è in stato di interdizione o soffre di una grave infermità mentale, la decorrenza del termine è sospesa fino a quando tali condizioni persistono. Nel caso del figlio, l’azione può essere proposta dal pubblico ministero, dal tutore o da un curatore speciale, con le stesse garanzie.

Anche i parenti possono intervenire in specifiche circostanze. Se il padre, la madre o il figlio muoiono senza aver promosso l’azione, i loro discendenti, ascendenti o coniugi possono farlo entro un anno dalla morte o dal raggiungimento della maggiore età.

Disconoscimento di figli nati da coppie non sposate

L’azione di disconoscimento di paternità è possibile anche per i figli nati fuori dal matrimonio, ma in questo caso non si tratta di disconoscere una presunzione legale, bensì di impugnare il riconoscimento per difetto di veridicità. Ad esempio, un genitore potrebbe aver riconosciuto un figlio pur sapendo di non esserne il genitore biologico. Questo tipo di azione è disciplinato dall’art. 263 del Codice civile e può essere promossa sia dall’autore del riconoscimento che dal figlio o da altri legittimati.

I termini per l’impugnazione variano: l’autore del riconoscimento ha un anno di tempo dalla registrazione, mentre altri soggetti legittimati hanno fino a cinque anni. Per il figlio, l’azione è imprescrittibile.

La prova regina per il disconoscimento di paternità: l’esame del DNA

Nei casi di disconoscimento del padre, la prova principale è rappresentata dall’esame del DNA, che consente di accertare l’esistenza o meno di un legame biologico tra il presunto padre e il figlio. Il test viene disposto dal tribunale e si svolge tramite un prelievo di saliva per confrontare il DNA delle parti coinvolte.

La normativa consente di provare la paternità o maternità attraverso qualsiasi mezzo probatorio, specificando però che la sola dichiarazione della madre o l’esistenza di rapporti con il presunto padre non costituiscono di per sé prova sufficiente. Tuttavia, tali elementi, se integrati da ulteriori riscontri, possono contribuire al convincimento del giudice.

Boschetti Studio Legale, grazie alla sua consolidata esperienza in diritto di famiglia, offre un’assistenza completa per affrontare questi procedimenti con professionalità e precisione. In questo contesto, le moderne tecnologie scientifiche, come le analisi ematologiche e del DNA, rappresentano oggi il metodo più affidabile per verificare un legame biologico.

L’analisi dei polimorfismi del DNA, infatti, garantisce un grado di certezza elevatissimo, consentendo di escludere la paternità o di determinare una probabilità superiore al 99,72%, che è considerata sufficiente per attribuire la paternità. Tali esami, effettuati tramite confronto del profilo genetico del figlio con quello dei genitori, costituiscono una prova diretta che supera il valore meramente indiziario di altre evidenze. Nei procedimenti di accertamento della paternità, il consulente tecnico nominato dal giudice svolge un ruolo fondamentale, poiché acquisisce e analizza i dati genetici necessari, fungendo da fonte oggettiva di prova. Ciò consente al giudice di basare le proprie decisioni su accertamenti scientifici, ritenuti il mezzo più sicuro per determinare la presenza o l’assenza di un legame biologico.

Boschetti Studio Legale si avvale di un team di esperti in materia legale e scientifica, garantendo un approccio multidisciplinare che consente di ottenere risultati concreti e rapidi. Allo stesso tempo, il principio della libertà di prova permette di utilizzare qualsiasi mezzo idoneo per dimostrare la paternità, evitando gerarchie tra le prove.

Sebbene il soggetto coinvolto non sia obbligato a sottoporsi a esami genetici, un eventuale rifiuto privo di giustificazioni può essere valutato dal giudice come un indizio significativo. Questa valutazione non limita il diritto di difesa, ma si inserisce nell’ambito della libera valutazione delle prove, che include la considerazione del comportamento processuale delle parti.

La giurisprudenza, infatti, ritiene che il rifiuto di sottoporsi ad analisi genetiche o l’opposizione a tali richieste possa costituire un elemento indiziario rilevante, capace di influenzare il giudizio finale. In questo modo, l’accoglimento della domanda di accertamento o disconoscimento di paternità viene fondato sulla combinazione di prove scientifiche e comportamenti processuali, garantendo il rispetto della verità biologica e dei diritti di tutte le parti coinvolte.

Con la guida di Boschetti Studio Legale, ogni cliente può affrontare questa procedura delicata con la sicurezza di essere seguito da professionisti capaci di ottenere il miglior risultato possibile.

Chi partecipa alla causa?

Nel procedimento per il disconoscimento di paternità, vengono coinvolti tutti i soggetti interessati: il presunto padre, la madre e il figlio. Se una delle parti è minorenne, interdetta o inabilitata, il tribunale nomina un curatore speciale per rappresentarla. In caso di decesso di una delle parti, l’azione può essere proposta contro i discendenti, gli ascendenti o un curatore designato dal giudice.

Il rapporto tra dichiarazione di paternità e disconoscimento di paternità

Il legame tra dichiarazione di paternità e disconoscimento di paternità rappresenta un tema centrale nel diritto di famiglia.

Mentre la dichiarazione di paternità consiste nel riconoscimento formale di un padre nei confronti di un figlio, il disconoscimento è il procedimento legale che permette al padre di negare tale legame.

La dichiarazione può avvenire attraverso diverse modalità: il riconoscimento volontario, in cui il padre dichiara consapevolmente di essere genitore, la presunzione legale, che si applica quando il padre è sposato con la madre al momento della nascita o nei nove mesi precedenti, oppure tramite accertamento giudiziale, ove il tribunale interviene per stabilire la paternità.

Al contrario, il disconoscimento di paternità si verifica per ragioni quali l’assenza di rapporti tra i genitori o l’inganno nella dichiarazione iniziale. Questo procedimento può essere avviato dal padre, dalla madre o dal figlio, ma è soggetto a criteri rigorosi e a un processo complesso, che può generare significative conseguenze legali e personali.

Ad esempio, il disconoscimento può portare il figlio a perdere diritti fondamentali come la filiazione, la cittadinanza italiana, l’eredità e il sostegno economico, mentre il padre potrebbe perdere il diritto di mantenere rapporti con il bambino.

Nonostante il disconoscimento sia un diritto legale, non può essere usato per sottrarsi ai doveri nei confronti del figlio, e richiede specifici presupposti giuridici e una procedura conforme alla legge. Inoltre, il disconoscimento può influire sulla possibilità di instaurare un nuovo status filiale, poiché una dichiarazione giudiziale di paternità può essere promossa solo dopo che lo stato precedente sia stato formalmente rimosso.

In alcuni casi, la legge consente procedimenti simultanei per la dichiarazione e il disconoscimento, ma ciò dipende dalle circostanze e dalla compatibilità delle richieste. Poiché il rapporto tra dichiarazione e disconoscimento di paternità è caratterizzato da complessità e implicazioni profonde, è essenziale rivolgersi a un avvocato esperto in diritto di famiglia come Boschetti Studio Legale per ricevere una consulenza adeguata e affrontare con competenza eventuali controversie legali.

Consulenza legale per il disconoscimento della paternità in Italia

Il disconoscimento della paternità per stranieri in Italia può risultare più complesso a causa delle differenze tra gli ordinamenti giuridici. Boschetti Studio Legale, grazie alla sua esperienza in diritto internazionale, offre assistenza specializzata a cittadini stranieri in Italia o italiani all’estero, garantendo supporto in ogni fase del procedimento di disconoscimento della paternità.

Il disconoscimento della paternità è un tema delicato che richiede competenze specifiche e un supporto legale esperto. Sia che tu sia un cittadino italiano, sia che tu sia uno straniero residente in Italia, il nostro Studio Legale è al tuo fianco per affrontare ogni aspetto del procedimento di disconoscimento di paternità.

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    Orari: 9.00-13.00 / 16.00-20.00

    Come funziona se si fa un disconoscimento di paternità?

    Il disconoscimento di paternità è un’azione legale volta a dichiarare l’assenza di legame biologico tra il presunto padre e il figlio. Si presenta al tribunale competente, spesso con il supporto di prove come il test del DNA. Il giudice valuta le circostanze, inclusi eventuali vizi come violenza o errore nel riconoscimento, e decide se accogliere l’istanza.

    Quanto tempo si ha per disconoscere un figlio?

    I tempi variano: il marito può agire entro un anno dalla nascita o dalla scoperta di fatti rilevanti, come adulterio o impotenza, con alcune eccezioni per assenze documentate. Per i figli maggiorenni, l’azione è imprescrittibile, mentre i minori possono agire tramite un curatore nominato dal giudice.

    Come opporsi al riconoscimento di paternità?

    Si può opporre avviando un’azione di impugnazione per difetto di veridicità, basata sull’assenza di legame biologico o su circostanze particolari come riconoscimenti ottenuti con violenza. La richiesta deve essere documentata e proposta entro i termini di legge.

    Come fare il disconoscimento?

    Si avvia un’azione legale con l’assistenza di un avvocato esperto. Occorrono documenti e prove per supportare la richiesta, come l’esame del DNA o testimonianze. Il procedimento richiede un’accurata preparazione per rispettare i termini e le modalità previste.

    Quanto costa una causa di riconoscimento di paternità?

    I costi dipendono dalla complessità del caso, dalla necessità di prove come il DNA e dagli onorari legali. Solitamente partono da qualche migliaio di euro, ma possono aumentare in base alla durata del procedimento e alle specifiche consulenze tecniche richieste.