Coppie di fatto in Italia
- Coppie di fatto in Italia
- Requisiti per la costituzione di una coppia di fatto
- I diritti del convivente di fatto
- Il contratto di convivenza: cos'è e perché farlo
- Risoluzione del contratto di convivenza
- Il ruolo dell'avvocato nella redazione di un contratto di convivenza
- Le coppie di fatto nel diritto internazionale
- Figli nati da una coppia di fatto
- Aspetti patrimoniali
- Consulenza legale per coppie di fatto: come possiamo aiutarti
Le coppie di fatto rappresentano una realtà ormai consolidata, ma il loro riconoscimento normativo in Italia è avvenuto solo recentemente, con l’introduzione della legge n. 76 del 2016 (c.d. Legge Cirinnà).
La disciplina distingue tra unioni civili, destinate esclusivamente a coppie dello stesso sesso, e convivenze di fatto, riservate a coppie eterosessuali o comunque non unite da un vincolo matrimoniale o civile.
Questa distinzione solleva interrogativi sulla parità di trattamento tra le diverse forme di relazione e sul livello di tutela che ne deriva.
I conviventi di fatto possono decidere di accompagnare alla relazione una regolamentazione dei rapporti giuridici, specie patrimoniali, ma non solo, stipulando un contratto di convivenza.
Tuttavia, la scelta di formalizzare una convivenza attraverso la stipula di un contratto richiede una profonda comprensione delle implicazioni legali e pratiche. Il nostro Studio Legale fornisce assistenza legale per coppia di fatto con un approccio personalizzato, considerando le specifiche esigenze di ogni situazione, sia per cittadini italiani che per coppie internazionali. Attraverso la stipula di un contratto di convivenza è possibile regolare la convivenza sotto importanti profili, prima tra tutti quello patrimoniale. In particolare, sfruttando la nostra storia expertise nel diritto dell’immigrazione, ci occupiamo della stipula dei contratti di convivenza per stranieri in Italia, consentendo ai nostri assistiti di ottenere una carta di soggiorno per partner di cittadini italiani, contestando eventuali rifiuti dei Comuni in sede giudiziale nei casi in cui il cittadino extracomunitario non possiede un permesso di soggiorno.
Sulla base della disciplina legislativa attuale e degli orientamenti giurisprudenziali che sono susseguiti, è possibile sostenere che la disciplina delle coppie di fatto rappresenta un passo avanti nel riconoscimento delle relazioni non matrimoniali, ma resta caratterizzata da compromessi normativi e differenze che potrebbero richiedere ulteriori interventi legislativi o giudiziali per assicurare una tutela più equa e omogenea per tutte le forme di unione affettiva.
Per tutelare i propri interessi e definire chiaramente diritti e doveri reciproci, molte coppie si rivolgono a uno studio legale per ricevere consulenza specializzata. Boschetti Studio Legale offre supporto professionale nella gestione di tutti gli aspetti legali legati alla convivenza, dalla registrazione della coppia alla redazione del contratto di convivenza, fino alla gestione di eventuali controversie.
Requisiti per la costituzione di una coppia di fatto
La convivenza di fatto si basa su requisiti precisi: si tratta di una relazione tra due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi e da reciproca assistenza morale e materiale, che non siano legate da vincoli di parentela, adozione, matrimonio o unione civile. Per dimostrare la convivenza stabile, è necessaria una dichiarazione anagrafica presso l’ufficiale di stato civile, in linea con quanto previsto dal Regolamento anagrafico del d.P.R. n. 223/1989.
La dichiarazione anagrafica, elemento cardine per il riconoscimento delle coppie di fatto, solleva ulteriori questioni. Il Regolamento anagrafico prevede che questa dichiarazione sia necessaria per la registrazione di una nuova convivenza, ma la legge n. 76/2016 non chiarisce pienamente il valore giuridico di tale atto. Sebbene la mancata registrazione possa comportare sanzioni, il Regolamento consente all’anagrafe di procedere d’ufficio, creando potenziali problemi per chi, pur convivendo, non intenda formalizzare la relazione.
Va evidenziato, con riguardo al valore giuridico della dichiarazione anagrafica, che essa, riguardando annotazioni inserite in pubblici registri, ovvero dichiarazioni rese all’Amministrazione, hanno piena efficacia probatoria soltanto in relazione all’esistenza delle annotazioni e dichiarazioni stesse, ma non anche in merito alla corrispondenza delle stesse alla realtà di fatto, e possono pertanto concorrere alla formazione del convincimento di un giudice quali presunzioni semplici, superabili con la prova contraria.
Il percorso per formalizzare la convivenza si articola in passaggi specifici.
Il primo passo è presentare una dichiarazione all’ufficio anagrafico del comune di residenza, attestando il legame affettivo e la coabitazione. Questa dichiarazione deve essere sottoscritta da entrambi i partner.
Un avvocato per coppie di fatto può guidare i conviventi attraverso questi passaggi burocratici, garantendo la corretta presentazione della documentazione necessaria. In particolare, è necessario l’intervento legale quando la convivenza di fatto viene incardinata con uno straniero privo del permesso di soggiorno, che potrebbe ricevere un diniego da parte del Comune, non avendo – e non potendo richiedere – la residenza anagrafica. Lo studio legale verifica la presenza di tutti i requisiti e prepara la documentazione richiesta, evitando possibili errori che potrebbero invalidare la registrazione. Inoltre, proponiamo ricorso al giudice ordinario contro i Comuni che negano il permesso di soggiorno al convivente di fatto straniero, che viene così impedito a vivere la relazione con il cittadino italiano.
I diritti del convivente di fatto
I conviventi di fatto godono di diritti specifici che andremo a descrivere in seguito. In linea di premessa, occorre dire che la legge, pur riconoscendo tali diritti, prevede un regime giuridico differenziato rispetto alle unioni civili. Già dal punto di vista della costituzione, mentre queste ultime richiedono un atto pubblico solenne con la partecipazione di testimoni, le convivenze di fatto necessitano solo di una dichiarazione anagrafica. Questa disparità solleva dubbi sulla coerenza del sistema normativo, dato che i diritti e i doveri derivanti dalle convivenze non sempre trovano un corrispondente analogo rispetto a quelli garantiti dal matrimonio o dalle unioni civili.
Passando in rassegna i principali diritti dei conviventi di fatto possiamo evidenziare:
- che i conviventi di fatto hanno gli stessi diritti spettanti al coniuge nei casi previsti dall’ordinamento penitenziario; si fa quindi riferimento, ad esempio, ai colloqui con i detenuti in carcere;
- che in caso di malattia o di ricovero, i conviventi di fatto hanno diritto reciproco di visita, di assistenza nonché di accesso alle informazioni personali, secondo le regole di organizzazione delle strutture ospedaliere o di assistenza pubbliche, private o convenzionate, previste per i coniugi e i familiari;
- che ciascun convivente di fatto può designare l’altro quale suo rappresentante con poteri pieni o limitati: a) in caso di malattia che comporta incapacità di intendere e di volere, per le decisioni in materia di salute; b) in caso di morte, per quanto riguarda la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie;
- che al convivente di fatto che presti stabilmente la propria attività all’interno dell’impresa dell’altro convivente spetta una partecipazione agli utili dell’impresa familiare e ai beni acquistati con essi, nonché agli incrementi dell’azienda, anche in ordine all’avviamento, commisurata al lavoro prestato: diritto che non spetta qualora tra i conviventi esista un rapporto di società o di lavoro subordinato.
Nel corso del tempo, la giurisprudenza ha contribuito a rafforzare la tutela delle coppie conviventi, riconoscendo diritti risarcitori per danni patrimoniali e morali, la possibilità di subentrare in contratti di locazione, e perfino l’accesso a determinate forme di protezione previdenziale, come il diritto alla pensione di reversibilità in casi specifici. Tuttavia, persistono lacune, e non tutte le garanzie previste per i coniugi o i partner delle unioni civili si estendono ai conviventi.
Un esempio emblematico è l’assenza di un obbligo di fedeltà tra conviventi, obbligo invece previsto per i coniugi ai sensi del codice civile. Questo aspetto evidenzia una scelta del legislatore di evitare una piena equiparazione tra convivenza e matrimonio, lasciando un margine di autonomia maggiore ai conviventi, ma riducendo al contempo le tutele in caso di rottura della relazione.
Un confronto tra le definizioni di convivenza di fatto e famiglia anagrafica evidenzia differenze significative. La famiglia anagrafica, come definita dal Regolamento, richiede la coabitazione nello stesso comune e prevede legami che possono includere matrimonio, parentela, affinità o adozione, mentre la convivenza di fatto si basa esclusivamente su legami affettivi e non implica necessariamente la coabitazione in un determinato comune.
Si può dire che le disposizioni legislative attuali, se da un lato riconoscono le coppie di fatto, dall’altro continuano a trattarle come un’entità giuridica distinta e meno strutturata rispetto al matrimonio e alle unioni civili. Questa distinzione può essere letta come un tentativo di lasciare maggiore flessibilità alle coppie conviventi, ma apre la strada a potenziali rivendicazioni di pari trattamento.
È plausibile che, in futuro, queste questioni arrivino all’attenzione della Corte costituzionale, in relazione alla possibile violazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione, che garantiscono il rispetto dei diritti fondamentali e il principio di uguaglianza.
Il contratto di convivenza: cos’è e perché farlo
Il contratto di convivenza rappresenta uno strumento fondamentale per regolamentare i rapporti patrimoniali tra conviventi, consentendo loro di gestire con chiarezza e sicurezza le dinamiche economiche della vita in comune. Introdotto dalla legge n. 76 del 2016, il contratto si pone come un’opzione giuridica utile sia per le coppie eterosessuali che per quelle omosessuali, fornendo una base normativa che garantisce maggiore tutela rispetto agli accordi informali precedentemente utilizzati.
Questo strumento offre ampie possibilità di personalizzazione, consentendo ai partner di regolare vari aspetti della loro relazione in base alle loro esigenze. Si tratta evidentemente di uno strumento versatile e adattabile a situazioni diverse, dalle coppie che desiderano mantenere un alto grado di autonomia a quelle che preferiscono una maggiore integrazione economica.
La forma scritta è una condizione essenziale per la validità del contratto di convivenza, che deve essere redatto come atto pubblico o come scrittura privata autenticata da un notaio o un avvocato. Questi professionisti, oltre a garantire la conformità del documento alle norme imperative e all’ordine pubblico, hanno l’obbligo di trasmetterne una copia al Comune di residenza dei conviventi entro dieci giorni, affinché venga registrato all’anagrafe. Tale procedura assicura l’opponibilità del contratto nei confronti di terzi, pur non influendo sulla sua validità tra le parti.
Un aspetto chiave del contratto di convivenza è la possibilità di includere clausole riguardanti l’indirizzo di residenza, il regime patrimoniale e le modalità di contribuzione alle necessità della vita comune. Per esempio, i conviventi possono decidere di adottare il regime della comunione dei beni, unico modello patrimoniale previsto dalla legge per questa tipologia contrattuale. Tale scelta, tuttavia, può essere modificata nel tempo con le stesse formalità previste per la stipula originaria. I conviventi di fatto, inoltre, possono determinare nel contratto le modalità di partecipazione alle spese comuni, la gestione dei beni acquistati durante la convivenza, il mantenimento in caso di cessazione della convivenza e le disposizioni sul sostegno reciproco in caso di malattia.
Un elemento distintivo del contratto di convivenza rispetto ad altre forme contrattuali è l’impossibilità di sottoporlo a termini o condizioni. Qualsiasi clausola che preveda limiti temporali o condizioni particolari viene considerata come non apposta, garantendo così una maggiore certezza giuridica per entrambe le parti. Prima dell’entrata in vigore della legge, i conviventi utilizzavano strumenti contrattuali basati sull’autonomia negoziale prevista dal Codice civile. Tali contratti erano riconosciuti validi, ma spesso sollevavano problematiche, come la difficoltà di trasformare obbligazioni naturali in obbligazioni civili o di garantire l’opponibilità a terzi. La disciplina introdotta nel 2016 ha superato questi limiti, offrendo una struttura normativa più solida e chiara.
Dunque, il contratto di convivenza rappresenta un’importante innovazione normativa, in grado di offrire una tutela giuridica più chiara e definita ai conviventi rispetto al passato. La sua disciplina riflette il tentativo di bilanciare le esigenze di autonomia dei conviventi con la necessità di regolare gli aspetti patrimoniali della relazione, garantendo al contempo il rispetto della dignità e dei diritti di ciascun partner. Sebbene rimangano alcune limitazioni, come la scelta obbligata del regime di comunione dei beni, questo strumento offre alle coppie un valido supporto per pianificare e proteggere la loro vita comune.
Stipulare un contratto di convivenza è importante perché consente ai conviventi di fatto di definire in modo chiaro e formale le regole che disciplinano i loro rapporti patrimoniali e organizzativi, riducendo il rischio di conflitti e incertezze in caso di eventi futuri, come la cessazione della convivenza, malattie o decesso. Il contratto di convivenza prevede i seguenti vantaggi:
- Chiarezza sui rapporti patrimoniali: il contratto di convivenza permette di stabilire anticipatamente come gestire il patrimonio comune, le spese quotidiane e le necessità economiche della vita in comune. I conviventi possono, ad esempio: indicare la ripartizione delle spese proporzionata alle loro risorse economiche; decidere di adottare il regime della comunione dei beni, garantendo maggiore tutela in caso di acquisti effettuati durante la relazione. Questa chiarezza evita malintesi e controversie, soprattutto in caso di separazione o difficoltà economiche.
- Tutela del convivente più vulnerabile: In molte situazioni, uno dei conviventi può trovarsi in una posizione economica o lavorativa più debole, ad esempio perché si dedica prevalentemente alla cura della casa o della famiglia. Il contratto consente di riconoscere il valore di tale contributo e di prevedere clausole che ne tutelino i diritti. Questo è particolarmente importante in assenza di altre forme di riconoscimento legale, come quelle previste per i coniugi. Inoltre, la posizione di svantaggio è anche quella del partner straniero che ha fatto ingresso in Italia e desidera regolarizzarsi con un permesso di soggiorno per motivi familiari, ma non possiede risorse economiche proprie per mantenersi.
- Regolamentazione in caso di cessazione della convivenza: in assenza di un contratto, la fine della convivenza può portare a situazioni di conflitto su questioni patrimoniali e organizzative. Attraverso il contratto, è possibile prevedere disposizioni specifiche per gestire l’eventuale separazione, come: l’attribuzione di determinati beni; la ripartizione delle spese residue; eventuali clausole per la tutela del convivente economicamente più svantaggiato.
- Accesso a diritti specifici: il contratto facilita il riconoscimento di alcuni diritti previsti per i conviventi di fatto, come: la possibilità di essere designati come rappresentanti del partner in caso di incapacità di intendere e volere; la tutela dei diritti successori sui beni acquistati in comunione, in mancanza di altre disposizioni testamentarie. La stipula del contratto garantisce che questi diritti siano formalizzati e opponibili a terzi.
- Prevenzione di controversie con terzi: grazie alla registrazione del contratto all’anagrafe, le sue disposizioni diventano opponibili anche a terzi, come istituti bancari, creditori o parenti del convivente. Questo è particolarmente utile per proteggere le volontà dei conviventi, soprattutto in situazioni delicate come il decesso di uno dei partner.
- Flessibilità e personalizzazione: la redazione di questo documento richiede competenze specifiche. Unavvocato per coppie di fatto garantisce che il contratto includa tutti gli elementi essenziali: la residenza comune, le modalità di contribuzione alle necessità della vita insieme, il regime patrimoniale scelto dai conviventi e le regole per la gestione dei beni comuni. La peculiarità del contratto sta nella sua flessibilità. I conviventi possono personalizzare gli accordi secondo le proprie esigenze, definendo ad esempio:
Come si è già visto, per garantire la validità legale, il contratto deve essere redatto in forma scritta con atto pubblico o scrittura privata autenticata. Lo studio legale per la sua redazione assicura che il documento rispetti tutti i requisiti formali previsti dalla legge, offrendo una protezione completa agli interessi di entrambe le parti.
La scelta di stipulare un contratto di convivenza emerge spesso dalla volontà di prevenire futuri conflitti e garantire certezza nei rapporti patrimoniali. Questo strumento offre sicurezza legale e chiarezza nelle responsabilità reciproche, elementi fondamentali per una convivenza serena.
Risoluzione del contratto di convivenza
Il comma 59 della Legge Cirinnà disciplina i casi in cui il contratto di convivenza si risolve, elencando quattro situazioni specifiche: l’accordo tra le parti, il recesso unilaterale, il matrimonio o l’unione civile di uno dei conviventi e la morte di uno dei contraenti. Ognuna di queste fattispecie riflette un principio di flessibilità e adattabilità del contratto alle mutate condizioni personali o relazionali delle parti. Tuttavia, l’applicazione pratica di queste disposizioni può generare problematiche, soprattutto per quanto riguarda il recesso unilaterale.
L’accordo tra i conviventi per la risoluzione del contratto rappresenta la modalità più lineare e consensuale per terminare l’accordo. In questi casi, entrambe le parti collaborano per formalizzare la decisione, utilizzando le stesse modalità previste per la stipula, come l’atto pubblico o la scrittura privata autenticata. La stessa forma è richiesta anche per i casi di recesso unilaterale, che attribuisce a ciascun convivente la libertà di interrompere il contratto senza il consenso dell’altro. Tuttavia, il recesso può avere ripercussioni significative, in particolare quando riguarda aspetti abitativi. Se la casa familiare è nella disponibilità esclusiva del convivente che esercita il recesso, la legge impone che quest’ultimo conceda all’altro convivente un termine minimo di 90 giorni per lasciare l’abitazione. Questa previsione offre una tutela minima al convivente vulnerabile, ma potrebbe risultare insufficiente in situazioni di maggiore difficoltà economica o familiare.
La risoluzione del contratto è prevista anche nel caso in cui uno dei conviventi contragga matrimonio o unione civile, sia con il partner convivente che con una terza persona. In tale ipotesi, il contraente che formalizza il nuovo rapporto deve notificare l’evento all’altro convivente e al professionista che ha autenticato il contratto. Questa procedura garantisce che la risoluzione sia documentata in modo chiaro, prevenendo eventuali ambiguità sui diritti e doveri reciproci. Analogamente, la morte di uno dei conviventi comporta l’automatica risoluzione del contratto. Gli eredi o il convivente superstite sono tenuti a notificare l’atto di morte al professionista che ha ricevuto il contratto, affinché provveda alle annotazioni necessarie e alla comunicazione all’anagrafe.
Quando il contratto prevede il regime della comunione dei beni, la sua risoluzione implica lo scioglimento della comunione, con l’applicazione delle norme del codice civile in materia. Questo garantisce una gestione ordinata delle questioni patrimoniali, ma rimane fermo il ruolo del notaio per eventuali trasferimenti di diritti reali immobiliari. Questo aspetto introduce un livello di formalità e controllo aggiuntivo, utile per evitare contenziosi, ma che comporta anche costi e adempimenti che potrebbero gravare sulle parti.
La possibilità di recesso unilaterale è una componente essenziale del contratto di convivenza, poiché rispecchia il diritto alla libertà personale dei conviventi. Tuttavia, questa facoltà potrebbe creare squilibri, specialmente quando uno dei conviventi è economicamente più debole o si trova in una situazione di maggiore dipendenza. La mancanza di un obbligo di compensazione per il convivente che subisce il recesso, salvo eventuali clausole contrattuali, evidenzia un limite nella tutela offerta dalla normativa.
Le regole previste per la risoluzione del contratto cercano di bilanciare la flessibilità con la certezza giuridica. La formalizzazione degli atti, compresa la necessità di notifiche e registrazioni, assicura la tracciabilità delle decisioni e la protezione dei diritti delle parti. Tuttavia, la loro efficacia dipende dall’accurata osservanza delle formalità previste, la cui inosservanza potrebbe generare problemi di validità o responsabilità professionale. La disciplina attuale, pur offrendo una base normativa solida, lascia aperte questioni sulla protezione del convivente più vulnerabile, in particolare nei casi di recesso unilaterale o di perdita dell’abitazione familiare.
Il processo di risoluzione richiede attenzione particolare agli aspetti formali e sostanziali. La assistenza legale per coppia di fatto diventa cruciale per gestire correttamente questa fase delicata. Gli effetti della risoluzione si producono dal momento in cui il professionista incaricato ne attesta l’avvenuta ricezione.
Un avvocato per coppie di fatto tutela gli interessi del proprio assistito durante questa fase, garantendo che vengano rispettati i diritti acquisiti durante la convivenza. Particolare attenzione viene posta alla divisione dei beni comuni e alla gestione delle eventuali pendenze economiche.
La risoluzione può avvenire anche per accordo reciproco, situazione che richiede comunque la formalizzazione attraverso atto pubblico o scrittura privata autenticata. In questo caso, lo studio legale facilita il raggiungimento di un accordo equilibrato tra le parti.
Il ruolo dell’avvocato nella redazione di un contratto di convivenza
Il supporto di uno studio legale per la redazione di un contratto di convivenza garantisce una tutela completa dei diritti e degli interessi di entrambi i partner. L’esperienza professionale nella gestione della convivenza di fatto permette di prevedere e regolare ogni aspetto significativo della vita comune.
L’avvocato svolge un ruolo fondamentale nelle seguenti fasi:
- Consulenza iniziale per comprendere le esigenze specifiche della coppia
- Valutazione della situazione patrimoniale di entrambi i conviventi
- Elaborazione di clausole personalizzate che rispecchiano la volontà delle parti
- Verifica della conformità del contratto alle norme vigenti
La competenza specifica di un avvocato per coppie di fatto si rivela cruciale nella gestione di situazioni particolari, come la presenza di beni immobili, attività imprenditoriali o interessi economici complessi. Il professionista assicura che ogni clausola sia redatta in modo chiaro e inequivocabile, prevenendo possibili controversie future.
Durante la stesura del contratto di convivenza, l’avvocato presta particolare attenzione alla protezione degli interessi di entrambe le parti, garantendo un equilibrio nelle disposizioni patrimoniali e personali. Il professionista si occupa anche degli aspetti formali necessari per la validità dell’atto, come l’autenticazione delle firme e la registrazione presso gli uffici competenti.
L’assistenza legale non si limita alla fase di redazione, ma continua con la consulenza sulle eventuali modifiche necessarie nel tempo, adattando il contratto alle mutate esigenze della coppia. Questa continuità assicura che il documento rimanga uno strumento efficace per regolare la convivenza.
Boschetti Studio Legale, mettendo sul campo un’esperienza di oltre 15 anni nel diritto dell’immigrazione, affronta anche le convivenze di fatto con cittadini extracomunitari, i quali, attraverso lo strumento della registrazione del contratto di convivenza, puntano a formalizzare la loro relazione con il cittadino italiano o di altro Paese dell’Unione Europea, per poi poter richiedere la carta di soggiorno ex d.lgs. 30/2007 o un permesso di soggiorno per motivi familiari.
Le coppie di fatto nel diritto internazionale
L’introduzione dell’articolo 30 bis nella legge n. 218 del 1995, prevista dalla legge Cirinnà, ha ampliato la disciplina delle convivenze di fatto nel diritto internazionale privato italiano, stabilendo regole per i contratti di convivenza con elementi di estraneità internazionale. Secondo questa disposizione, si applica la legge nazionale comune dei conviventi; se di cittadinanze diverse, la legge del luogo in cui la convivenza è prevalentemente localizzata. Sono inoltre salvaguardate le norme nazionali, europee e internazionali che regolano i casi di cittadinanza plurima. Tuttavia, il criterio della localizzazione prevalente, pur flessibile, può risultare complesso da applicare, richiedendo un’analisi di molteplici elementi, come residenza e interessi personali.
Questo approccio differisce dalle norme di applicazione necessaria previste per le unioni civili, che prevalgono su eventuali conflitti di legge. Tale distinzione riflette la volontà del legislatore italiano di mantenere separate le convivenze dagli istituti più formalizzati, come matrimoni e unioni civili. Tuttavia, questa scelta potrebbe generare incertezza per i conviventi, soprattutto nei casi in cui sia difficile determinare la localizzazione prevalente o la prevalenza di specifiche normative internazionali.
Un confronto con il modello francese dei Pacs (pacte civil de solidarité) evidenzia come la scelta del luogo di registrazione possa semplificare l’applicazione delle norme, garantendo maggiore certezza giuridica. Una soluzione simile in Italia potrebbe ridurre le ambiguità e favorire una regolamentazione più uniforme. Inoltre, l’introduzione di un criterio basato sull’autonomia delle parti (electio iuris), che consenta ai conviventi di scegliere liberamente la legge applicabile, avrebbe potuto armonizzare la disciplina con altre aree del diritto internazionale privato, valorizzando la volontà dei conviventi.
L’attuale disciplina, pur rappresentando un passo avanti, presenta criticità legate alla complessità dei criteri di collegamento, all’incertezza nei casi di cittadinanza plurima e alla mancanza di una regolamentazione uniforme a livello europeo. L’adozione di strumenti più flessibili, come l’electio iuris, o il richiamo a modelli consolidati, potrebbe migliorare il sistema, garantendo una tutela più efficace dei diritti dei conviventi e una maggiore prevedibilità normativa in un contesto internazionale sempre più dinamico.
Figli nati da una coppia di fatto
Con l’approvazione della Legge n. 219/2012, è stata eliminata ogni distinzione legale tra figli nati dentro e fuori dal matrimonio, unificando il concetto di “figlio” e garantendo pari diritti a tutti. Questo cambiamento ha introdotto il principio di responsabilità genitoriale, che impone a entrambi i genitori, indipendentemente dal loro status coniugale, di prendersi cura dei propri figli in relazione alle loro capacità e disponibilità economiche.
I figli nati da una coppia di fatto godono degli stessi diritti e tutele previsti per i figli nati nel matrimonio. Dunque, i figli hanno il diritto di essere mantenuti, educati e assistiti moralmente fino al raggiungimento dell’indipendenza economica. Questo obbligo spetta a entrambi i genitori anche in caso di cessazione della convivenza. Per stabilire le modalità di affidamento e mantenimento, le coppie non sposate devono seguire una procedura specifica, rivolta al Tribunale ordinario del luogo di residenza abituale del minore.
L’affidamento dei figli tende a essere condiviso tra i genitori, salvo casi in cui la situazione familiare renda necessaria una gestione esclusiva, come previsto dalla legge. Questo tipo di affidamento è scelto solo in presenza di motivi gravi, quali l’inadempimento degli obblighi da parte di uno dei genitori o situazioni che possano compromettere il benessere del minore.
Un altro aspetto cruciale è il mantenimento economico dei figli. Questo comprende sia le spese ordinarie, coperte da un assegno mensile, che quelle straordinarie, come attività scolastiche o spese mediche specialistiche, che devono essere concordate e suddivise tra i genitori. Il calcolo dell’assegno di mantenimento si basa sulle necessità del figlio e sulle capacità economiche dei genitori, considerando anche il reddito e le spese personali di ciascun genitore.
La gestione della convivenza di fatto è stata formalizzata dalla Legge Cirinnà (Legge n. 76/2016), che ha attribuito a queste unioni una serie di diritti e doveri. Questo include la possibilità di stipulare contratti di convivenza per regolare i rapporti patrimoniali e assicurare tutele reciproche in caso di separazione o morte di uno dei conviventi. Tuttavia, per quanto riguarda i figli, le disposizioni sono indipendenti dal rapporto tra i genitori e si concentrano sul loro interesse superiore.
I figli nati da coppie di fatto beneficiano di una tutela legale equivalente a quella dei figli di genitori sposati. Questo approccio riflette l’evoluzione della società e il riconoscimento della necessità di garantire diritti e stabilità ai minori, indipendentemente dallo status giuridico dei genitori.
Un avvocato per coppie di fatto può fornire supporto specializzato nella gestione di questi aspetti, aiutando i genitori a stabilire accordi chiari che garantiscano il benessere dei figli. Lo studio legale assiste nella redazione di documenti che regolano i rapporti tra genitori e figli, considerando sia gli aspetti economici che quelli affettivi e educativi.
Particolare attenzione viene dedicata alla definizione delle modalità di mantenimento dei figli. I genitori devono contribuire in proporzione alle proprie capacità economiche, garantendo ai figli un tenore di vita adeguato. L’assistenza legale per coppia di fatto include la valutazione delle risorse disponibili e la definizione di accordi equilibrati per il sostegno economico dei minori.
In caso di cessazione della convivenza registrata, diventa fondamentale stabilire regole chiare per l’affidamento e il mantenimento dei figli. Lo studio legale supporta i genitori nella definizione di accordi che tutelino prioritariamente l’interesse dei minori, garantendo il diritto a mantenere rapporti significativi con entrambi i genitori.
La presenza di figli richiede una particolare sensibilità nella gestione delle dinamiche familiari, e il supporto legale professionale può fare la differenza nella costruzione di un ambiente sereno e stabile per la loro crescita.
Aspetti patrimoniali
La gestione delle questioni patrimoniali rappresenta un aspetto fondamentale per le coppie di fatto, soprattutto considerando l’assenza di un regime giuridico assimilabile a quello matrimoniale. La Legge Cirinnà (n. 76/2016) ha introdotto importanti tutele per le convivenze di fatto, ma i conviventi possono consolidare ulteriormente i propri diritti attraverso la stipula di un contratto di convivenza, che permette di regolare in modo chiaro ed efficace i rapporti economici e patrimoniali.
Tra le principali questioni patrimoniali emergono:
- Il regime dei beni acquisiti durante la convivenza, che può essere regolato mediante accordi specifici per stabilire se adottare una comunione dei beni o gestirli separatamente.
- I diritti sulla casa di comune abitazione, un tema particolarmente rilevante in caso di cessazione della convivenza o morte di uno dei conviventi.
- Le modalità di contribuzione alle spese comuni, per definire in che misura ciascun partner partecipa al mantenimento delle necessità quotidiane.
- La gestione dei risparmi e dei conti correnti, che richiede trasparenza e accordi chiari per evitare futuri conflitti.
- Le disposizioni per il mantenimento in caso di cessazione della convivenza, che possono essere formalizzate per garantire equità e rispetto reciproco.
La redazione di un contratto di convivenza ben strutturato, con l’assistenza di un legale esperto, consente di anticipare e risolvere eventuali controversie, soprattutto quando sono in gioco patrimoni rilevanti o situazioni finanziarie complesse. Questo strumento offre la possibilità di personalizzare le regole economiche della convivenza, tenendo conto delle specifiche esigenze dei partner e delle eventuali implicazioni fiscali o successorie.
Ad esempio, il contratto può includere clausole per disciplinare l’uso della casa comune, stabilendo chi può continuare a viverci in caso di separazione o come suddividere le spese relative alla sua manutenzione. Questi accordi risultano particolarmente utili in presenza di immobili di proprietà esclusiva di uno dei conviventi o quando i partner hanno contribuito in maniera differente all’acquisto o alla gestione del bene.
Un ulteriore vantaggio del contratto di convivenza è la possibilità di disciplinare la partecipazione agli utili di eventuali attività lavorative o imprenditoriali comuni. In mancanza di un accordo scritto, tali questioni potrebbero generare controversie legali complesse e costose. La consulenza di un avvocato per coppie di fatto è indispensabile per garantire che gli accordi patrimoniali rispettino le disposizioni di legge e siano adeguatamente formalizzati, adattandoli nel corso del tempo a eventuali cambiamenti economici o personali.
Infine, chiarire in anticipo gli aspetti patrimoniali contribuisce a preservare la serenità della convivenza, liberando i partner da potenziali preoccupazioni future e permettendo loro di concentrarsi sugli aspetti affettivi e relazionali della loro unione. La trasparenza e l’organizzazione patrimoniale non solo proteggono gli interessi di entrambi, ma rappresentano anche un investimento per la stabilità della coppia.
Consulenza legale per coppie di fatto: come possiamo aiutarti
La complessità delle normative che regolano la convivenza di fatto richiede una consulenza legale specializzata per garantire una tutela completa dei diritti dei conviventi. Boschetti Studio Legale, con il suo team di avvocati esperti in diritto di famiglia, offre un servizio di assistenza legale per coppia di fatto che copre ogni aspetto della relazione, dalla sua formalizzazione alla gestione di eventuali criticità.
I nostri servizi di assistenza legale per coppia di fatto includono:
- Consulenza preliminare per valutare la situazione specifica della coppia
- Supporto nella preparazione e presentazione dei documenti per la registrazione della convivenza
- Redazione delcontratto di convivenza su misura per le esigenze dei partner
- Assistenza nella gestione degli aspetti patrimoniali e successori
- Tutela legale in caso di controversie o cessazione della convivenza
- Supporto specializzato per coppie internazionali
Un avvocato per coppie di fatto del nostro studio accompagna i clienti in ogni fase del processo, offrendo una consulenza personalizzata che tiene conto delle particolarità di ogni situazione. La presenza di elementi internazionali, di patrimoni significativi o di figli richiede competenze specifiche che il nostro team è in grado di garantire.
Il supporto legale include la redazione e registrazione del contratto di convivenza, con particolare attenzione alla definizione di clausole chiare ed efficaci. Lo studio assiste anche nella gestione di eventuali modifiche successive del contratto, adattandolo all’evoluzione delle esigenze della coppia.
La consulenza si estende anche alla gestione di situazioni critiche, come la cessazione della convivenza o controversie patrimoniali. In questi casi, l’esperienza del nostro studio permette di individuare soluzioni equilibrate che tutelino gli interessi di entrambe le parti.
Il nostro approccio professionale si basa sulla comprensione approfondita delle esigenze dei clienti e sulla ricerca di soluzioni pratiche ed efficaci. La consulenza viene fornita in modo chiaro e comprensibile, permettendo ai clienti di prendere decisioni consapevoli sul loro futuro.
La nostra esperienza pluriennale nel campo del diritto di famiglia ci permette di gestire con competenza situazioni complesse, garantendo una tutela completa dei diritti dei conviventi. Lo studio legale per coppie di fatto offre assistenza in lingua italiana e in diverse lingue straniere, facilitando la comunicazione per i clienti internazionali.
Mettiamo a disposizione dei nostri clienti un servizio di prima consulenza per esplorare le possibili soluzioni legali e definire la strategia più adatta alle specifiche esigenze. Il nostro team segue ogni pratica con dedizione e professionalità, garantendo massima riservatezza e attenzione ai dettagli.
Per ricevere maggiori informazioni o prenotare una consulenza, è possibile contattare il nostro studio. Un avvocato per coppie di fatto sarà a disposizione per rispondere a tutte le domande e fornire il supporto necessario per tutelare i vostri diritti e interessi.
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Orari: 9.00-13.00 / 16.00-20.00
Come legalizzare una coppia di fatto?
Per legalizzare una coppia di fatto è necessario presentare una dichiarazione all’ufficio anagrafico del proprio comune di residenza. I requisiti fondamentali sono: essere maggiorenni, non avere vincoli matrimoniali o unioni civili in corso, non essere parenti o affini, e condividere la stessa residenza. La dichiarazione deve essere firmata da entrambi i partner e può essere presentata personalmente o tramite PEC. Il comune verificherà i requisiti e registrerà ufficialmente la convivenza.
Quanto costa fare la convivenza di fatto?
La registrazione della convivenza di fatto presso l’anagrafe comunale è gratuita, richiedendo solo il pagamento dell’imposta di bollo di 16 euro per la dichiarazione. Se si decide di stipulare un contratto di convivenza, i costi variano in base al professionista scelto (notaio o avvocato) e alla complessità degli accordi da regolare, con una spesa che può oscillare indicativamente tra i 300 e i 1000 euro.
Cosa fare per tutelarsi se non si è sposati?
Per tutelarsi in una convivenza senza matrimonio è fondamentale stipulare un contratto di convivenza che regoli gli aspetti patrimoniali, l’uso della casa comune e il mantenimento in caso di separazione. È importante registrare la convivenza all’anagrafe e designare il partner come beneficiario nelle polizze assicurative e nei fondi pensione. Si consiglia anche di redigere un testamento per garantire diritti successori al convivente.